Riportiamo il testo della X lezione magistrale CiEG tenuta da Alessandro Ferrara.
Estetica ed esemplarità. Una riflessione estetico-politica
È un onore essere invitato a tenere la Lezione magistrale annuale della Cattedra Internazionale Emilio Garroni, e lo è ancora di più per me, che provengo da fuori le mura disciplinari, dalla filosofia politica. Mi intimorisce l’idea che ciò che dirò sull’estetica, con la sfrontatezza del dilettante, sia interpretato e valutato da specialisti con le giuste credenziali. Ma l’impronta specifica di Garroni puntava proprio in direzione dell’apertura disciplinare e in certi momenti ci si rende conto della dimensione di rischio che questa apertura inevitabilmente anche comporta – per voi, soprattutto, il rischio di esporvi alle considerazioni di un non-addetto nel merito dell’estetica stessa.
Ho incontrato la dimensione estetica lungo strade che non sono quelle di una riflessione sull’arte o sull’aisthesis, ma piuttosto confrontandomi con un’etica centrata sulla nozione di autenticità, quale è quella di Rousseau, anziché che su princìpi e poi, successivamente, guardando all’esemplarità come fonte della normatività in tutta la sfera pratica, dalla morale alla politica, persino al diritto. Mi sento dunque a mio agio dentro un ambiente filosofico che si ispira a chi, come Emilio Garroni, ha sempre concepito l’estetico “in negativo”, come qualcosa che non si lascia ridurre al concetto, come qualcosa che resiste all’identico, volendo attingere al lessico adorniano: dunque come qualcosa che, in virtù della sua affinità elettiva con il sentire e le emozioni, trova nella pratica artistica e nei suoi prodotti di eccellenza soltanto un referente congeniale, senza perciò legarsi a questo campo in un modo essenzialistico o definitorio.
Per propensione mia personale, e per le vicissitudini della mia formazione, amo il procedere ordinato dell’argomentazione, e vi anticipo già da ora, quindi, che ho scelto di intrattenermi con voi su tre domande. La prima: se l’arte non è l’oggetto dell’estetica, ciò attorno a cui ruota il discorso di chi riflette esteticamente, che cosa lo è? La seconda domanda è invece più zeitdiagnostisch: qual è il ruolo giocato dall’estetica nell’orizzonte filosofico in cui ci troviamo? La terza domanda, infine, riguarda il centro dell’estetica come “scienza filosofica”: su cosa poggia la capacità dell’estetico di trascendere il contesto di origine?
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