Pubblichiamo il testo del discorso tenuto da Emilio Garroni il 14 dicembre 2004 in occasione della celebrazione del bicentenario della morte di Kant tenutasi a Roma presso la Camera dei Deputati.
“Celebrare il bicentenario della morte di Immanuel Kant non equivale a celebrare analoghe ricorrenze relative ad altri pensatori che hanno illustrato la nostra civiltà occidentale con acutezza e profondità, da Platone ad Aristotele, da Plotino ad Agostino, da Tommaso d’Aquino a Cartesio, da Leibniz a Hume. Il caso di Kant emerge tra tutti per il valore inestimabile che la sua riflessione ha avuto e ha tuttora per i tempi successivi a lui, non solo nei riguardi della filosofia in senso stretto e, in particolare, dell’epistemologia, dell’etica, dell’estetica e della politica, ma anche nei riguardi dell’assetto complessivo e dell’orientamento di fondo della cultura moderna in genere. A partire da Kant nessun filosofo e, oserei dire, nessuno scienziato, ha potuto prescindere dal suo pensiero, lo conoscesse di prima mano o no, convenisse con esso o ad esso fosse ostile. Egli ha fondato, anche nel senso di aver rivelato precocemente, la nostra cultura più attenta e consapevole. Per la sua potenza diffusiva e formativa Kant è un caso forse difficilmente ripetibile”
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